Tratto da Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani “Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato” (FrancoAngeli Editore, nuova edizione, 2016)

Con il termine stalking si intende un insieme di comportamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, perseguitandola e provocandole stati di ansia e di paura, che possono compromettere lo svolgimento delle attività quotidiane. Nel corso del tempo diversi autori si sono occupati dello studio di questo fenomeno, arrivando a descrivere le persone che mettono in atto questi comportamenti indesiderati, gli stalker. Nel 1993 Zona, Sharma e Lane, nel proporre un primo sistema di classificazione di tale fenomeno, distinsero il loro gruppo di 74 stalker in:

“inseguitori ossessivi (obsessional followers), ex partner o colleghi di lavoro che hanno molestato le proprie vittime o in seguito a un loro netto rifiuto (avances non gradite) o per la convinzione di aver subito dalle medesime dei torti” (Gargiullo B.C., Damiani R., 2008).

Questa categoria rappresenta il 60% di tutti i casi di stalking che, nella maggior parte dei casi, sono la conseguenza finale di precedenti forme di violenza domestica e di abuso psicologico, messi in atto da un ex partner. Le differenze tra una condotta persecutoria e l’abuso le si osservano non solo nelle diverse circostanze (per esempio, ambiente di lavoro domestico, ma soprattutto nelle differenti strategie comportamentali adottate dal perpetratore, che il più delle volte sono motivate da un crollo dell’autostima e/o dalla “perdita” di forza, dominio e controllo. La vittima, in questi casi, diviene estremamente importante sia per l’autostima che per l’identità stessa del suo persecutore. Infine, è da osservare che la maggior parte dei casi di obsessional follone sfociano nell’omicidio della vittima seguito dal suicidio dello stesso stalker (30% dei femminicidi) e, quindi, la maggior parte delle vittime di violenza domestica (75%) diviene potenzialmente a rischio di atti estremi agiti da un intimate partner.

“Amanti ossessivi (Love obsessional stalkers), soggetti psicotici che sono mossi o dall’idea di essere stati amati dalla vittima o da un’intensa infatuazione per ‘l’oggetto delle loro attenzioni’. Tale tipologia viene definita: dall’assenza di una precedente relazione con la vittima, ‘conosciuta’ o attraverso i media o in modo casuale e non diretto; dall’alta incidenza di schizofrenia e disturbo bipolare; da un passato caratterizzato da scarse relazioni affettive. Diversamente dagli erotomani, i love obsessional sono per la maggior parte di sesso maschile” (Ibidem).

In questo caso lo stalker tenta di stabilire un rapporto personale con l’oggetto dei suoi desideri, contrariamente alle aspettative e al volere della vittima che viene scelta proprio per le sue qualità eccezionali (percezione soggettiva del perpetratore) e per il suo elevato “status socio-economico”. Alcuni esempi rappresentativi sono il caso di John Hinkely, che “credeva” di aver conquistato il cuore di Jody Foster sparando al Presidente Ronald Regan, e quello di un uomo che tentò di colpire a morte John Lennon, suo idolo.

“inseguitori erotomanici (Erotomanic followers), che credono fermamente di essere amati dal molestato senza aver mai avuto con esso alcuna relazione sentimentale (in questa categoria non rientrano gli ex partner). Questo comportamento è conseguenza di un disturbo delirante, bipolare (soprattutto nella fase maniacale) o schizofrenico. L’erotomania rappresenta una frazione marginale dei casi di stalking” (ibidem).

Harmon R.B., Rosner R. e Owens H. (1995), invece, raggrupparono il loro campione (48 stalker) in relazione alla natura del loro stile di attaccamento (“rabbioso” vs “amorevole”) o alla tipologia di relazione instaurata con la vittima (professionale, personale, mediatica, occupazionale o nessuno).

Meloy J.R. (1996), dal canto suo, ha identificato una serie di caratteristiche che contraddistinguono gli stalker e le loro vittime:
• sia gli stalker che le loro vittime generalmente sono più grandi di età (età media 40-50 anni) dei criminali in genere e delle rispettive vittime;
• generalmente gli stalker hanno precedenti criminali, disturbi psichiatrici (disordine dell’Asse I quali disturbi dell’umore o schizofrenia) o dipendenza da sostanze stupefacenti (es., droghe ed alcol);
• gli stalker possono presentare disturbi dell’Asse II quali il disturbo paranoide di personalità (marcata diffidenza e sospettosità nei confronti degli altri le cui intenzioni vengono interpretate dal paranoide “come malevoli”) e quello dipendente di personalità (bisogno di accudimento che spinge un individuo a sottomettersi agli altri, vivendo con terrore l’idea di essere abbandonato);
• le ricerche hanno indicato che lo stalking è una patologia dell’affettività, evidenziata da alterazioni affettive durante l’infanzia e recenti perdite nell’età adulta precedenti l’inizio dell’attività “persecutoria”;
• almeno metà degli stalker minacciano le proprie vittime e, anche se la maggior parte di questi atti intimidatori non vengono portate a compimento, il rischio di violenza aumenta quanto più le minacce sono precise.

Wright J.A. e coll. (1996) proposero una classificazione leggermente differente da quella summenzionata distinguendo lo “stalker domestico”, comparabile all’inseguitore ossessivo di Zona, da quello “non domestico”, suddiviso in due tipologie: l’organizzato (organised stalker) e il delusionale (delusional stalker). Quest’ultimo corrisponde all’inseguitore erotomanico e all’amante ossessivo del sistema di classificazione proposto da Zona. Lo stalker organizzato, invece, mira a vittime completamente estranee adottando forme di comunicazione anonime. Infatti, di solito la vittima prescelta non è a conoscenza della reale identità del suo persecutore.

Nel 1999, Mullen P., Pathè M. e Purcell R. ed altri hanno formulato, e riproposto nel 2000 e 2001, un sistema di classificazione mediante lo studio di 145 stalker in Australia:
• il molestatore rifiutato (rejected, n = 52), il quale si oppone alla fine di una relazione intima (il 60% delle donne ed il 30% degli uomini vittime di stalking sono stati perseguitati da un ex partner) con azioni finalizzate a ripristinarla, ovvero è un soggetto che non riesce ad accettare l’abbandono del partner o di altre figure significative, attuando al contempo una vera e propria persecuzione nel tentativo di ristabilire il rapporto (Von Pechstaed, cit. in Kudlik G., 2002). Per il rifiutato, quindi, il momento scatenante è la rottura della relazione “reale” o “fantasticata” con la vittima: questo innesca in lui l’attuazione di tutta una serie di strategie volte ad impedire l’allontanamento e prolungare nel tempo, seppur con modalità distorte, un legame ormai interrotto. Il rifiutato rappresenta la categoria dei molestatori statisticamente più pericolosi in quanto esiste la reale possibilità che lo stalking degeneri in atti di violenza fisica nei confronti della vittima. Il disturbo di personalità rappresenta la patologia frequentemente diagnosticata in questi soggetti;
• il molestatore rancoroso (resentful, n = 16), che agisce con l’intento di vendicarsi di un torto che ritiene di aver subito da parte della vittima. Tali atti persecutori, quindi, si configurano nella mente del molestatore come una “difesa” o come una giusta “rivalsa” nei confronti di chi lo ha danneggiato. Tipico è il caso dell’ex collega di lavoro che “si è comportato male con lui” o del professionista (es., medico, avvocato, etc.) che gli ha provocato un “grave danno”.

(“Uno degli ultimi casi di cronaca è quello di un’urologa di Sassari, uccisa a coltellate da un paziente che, dopo innumerevoli tentativi, è riuscito ad entrare nell’abitazione della professionista. Era una donna giovane, seducente e perlopiù medico: caratteristiche queste per divenire una potenziale vittima di uno stalker rancoroso”) (Nanna Vella, Rai.it del 6 marzo 2006).

Normalmente questa tipologia di stalker non presenta un elevato livello di pericolosità in quanto le molestie e gli insulti difficilmente si traducono in violenza fisica. Questi soggetti sono, di solito, affetti da un disturbo antisociale e/o paranoide di personalità.
• il molestatore predatore (predator, n = 6), un vero e proprio inseguitore che prepara con cura “l’attacco” nei confronti della persona designata, che spesso si conclude con una violenza sessuale. Questo tipo di stalker, definito anche “molestatore sessuale”, accentra spesso le sue attenzioni su una persona sconosciuta, mettendo in atto una serie di improduttivi tentativi di approccio nonostante l’evidente fastidio mostrato dalla vittima. In questo caso le molestie suscitano in chi le subisce ansia, panico, sconforto e senso di impotenza, dando al predatore un senso di sadica superiorità psicologica. La vittima solitamente risponde o con la paralisi della volontà, una condizione di impotenza con conseguente annullamento dell’istinto di conservazione, o con un blocco motorio. A questo gruppo, il cui tasso di violenza è molto alto, appartengono soggetti che possono presentare modalità compulsive, fino a giungere a vere e proprie forme di delirio, e tratti tipicamente parafilici. Per ciò che attiene agli indici di pericolosità, i molestatori sessuali abituali possono divenire potenziali stupratori mentre i cosiddetti conquistatori maldestri sono pressochè innocui.
• il molestatore inadeguato o incompetente (incompetent, n = 22 – conquistatore maldestro). Esso è rappresentato dal corteggiatore fallito in cerca di partner. È di solito un soggetto che desiste facilmente e cambia continuamente bersaglio per le sue difficoltà a conquistare una persona. In questo caso, lo stalker è un individuo che assume il ruolo di molestatore, in maniera per lo più involontaria, a causa delle sue scarse abilità sociali e relazionali.
• il molestatore in cerca di intimità, (intimacy seeker, n = 49) è colui che, in preda ad una vera e propria erotomania, tormenta le sue vittime (occasionali e/o personaggi celebri) di cui si è innamorato, al fine di instaurare una relazione. Le sue molestie tendono, rispetto alle altre tipologie, ad essere più lunghe nel tempo e scarsamente scoraggiate da azioni legali. Lo stalking in questo caso si configura come un modo per superare un profondo senso di solitudine ricercando, anche tramite la “violenza”, un ipotetico rapporto con una persona sconosciuta o con un conoscente più o meno occasionale. A questo gruppo appartengono soggetti psicotici (maniacali e deliranti), affetti da vera e propria erotomania.
“Per concludere, si riporta una lista di comportamenti, tratta dal Model Stalking Code Advisory Board (gennaio 2007), tenuti da uno stalker per molestare una persona:

• violarne la privacy;
• usare sistemi legali per adescarla (es., una controversia legale);
• avvicinarla durante il periodo di custodia cautelare;
• molestarla sul proprio posto di lavoro;
• sorvegliarla mediante sistemi tecnologici o altri mezzi;
• utilizzare Internet o il computer per ‘trafugarne l’identità’ allo scopo di screditarla;
• adottare nei suoi confronti comportamenti ossessivi o di controllo;
• mirare ad una terza persona (es., un membro della famiglia, un amico o un bambino) per adescarla;
• commettere un furto, invadere la proprietà o compiere altri atti illeciti in casa della persona ‘prescelta’;
• uccidere un animale di sua proprietà;
• utilizzare il contesto culturale per molestarla (es., abusi legati all’immigrazione);
• mettere in atto comportamenti ‘autolesionistici’ in sua presenza;
• spedirle fiori, biglietti o messaggi e-mail a casa o al posto di lavoro;
• prendere contatti con il datore di lavoro della vittima o costringere quest’ultima a prendersi dei permessi di lavoro;
• utilizzare strategie umilianti e degradanti (es., il mostrare le immagini della vittima su internet o il divulgarne informazioni imbarazzanti o indelicati);
• pedinarla, a sua insaputa, con l’intento di violentarla sessualmente;
• aggredirla fisicamente e/o verbalmente;
• avvalersi di un bambino per tormentarla o per sorvegliarla;
• assumerne l’identità, mediante strumenti tecnologici o altro, spacciandosi per la vittima” (Gargiullo B.C. e Damiani R., 2008).

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