A cura di Bruno Carmine Gargiullo, Rosaria Damiani

La gelosia, complessa emozione secondaria che origina dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppa con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale, viene evocata da diverse situazioni: dalla gelosia verso le proprie figure genitoriali si passa alla gelosia verso alcuni oggetti particolarmente significativi e dalla gelosia che nasce in determinati contesti sociali, quali l’ambiente scolastico o di lavoro (caratterizzato per lo più da competizione), fino ad arrivare alla gelosia provocata da eventi che minacciano la propria vita di coppia. Non a caso, il predetto stato emozionale è stato oggetto di innumerevoli studi scientifici, non unicamente in ambito psicologico: dalla teoria evoluzionistica, che lo considera indispensabile per la sopravvivenza della specie (Buss, Larsen, Western e Semmelroth, 1992) ai più recenti studi criminologici/vittimologici, che lo vedono protagonista di casi di cronaca (stalking, violenza domestica, violenza fisica e sessuale, omicidio/tentato omicidio e omicidio/suicidio) (Vandello e Cohen 2003; Puente e Cohen 2003).

Ma quali possono essere le forme più comuni che può assumere una gelosia morbosa?

Partiamo dal considerare la gelosia una miscela, a volte esplosiva, di pensieri, emozioni e comportamenti e capiamo insieme quali possono essere le sue diverse tipologie:

– Gelosia reattiva, risposta conseguente ad un tradimento o a comportamenti “sedutivi” che la partner può mettere in atto verso terzi.

– Gelosia “proiettiva”, quale espressione di una licenziosità materna o di precedenti esperienze traumatiche, che conduce un individuo a sviluppare diffidenza verso le donne in generale e marcata sospettosità nei confronti della propria partner.

Queste due tipologie di gelosia (reattiva o proiettiva) potrebbero sfociare in una gelosia ossessiva o anancastica che si può distinguere in due subcategorie:

a. la prima si fonda sull’esperienza traumatica vissuta (tradimento della partner o licenziosità materna),

b. la seconda si fonda su scarsa considerazione di sé (bassa autostima), ansia abbandonica (marcata dipendenza), depressività, ansia prestazionale, deficit erettivo, calo del desiderio della partner.

– Gelosia delirante (o delirio di gelosia), ovvero convinzioni errate (assurde per contenuto e resistenti ad ogni critica) corroborate da un’errata interpretazione dei ricordi, a loro volta rafforzati da una elevata carica emotiva. Si vengono a creare, in tal modo, argomentazioni quasi-logiche da spingere una persona ad accusare ingiustamente la partner di infedeltà. A volte, i pressanti “interrogatori” non lasciano tregua alla malcapitata vittima (vere e proprie torture psicologiche) a cui fanno seguito ispezioni che non si limitano unicamente al controllo degli effetti personali (es., cellulare, tablet, borsetta), ma anche corporali, genitali compresi. Un esempio esplicativo è quello di un paziente che, oltre a cronometrare le uscite della moglie, aveva la pretesa di odorare le mutandine della stessa, quando rincasava, per accertare la presenza di tracce biologiche (lubrificazione vaginale o sperma di un presunto amante) sulla predetta biancheria intima. Detti comportamenti investigativi, volti a dimostrare l’infedeltà dell’altro, sono indicatori di un elevato rischio di aggressione (verbale, fisica e sessuale); non si possono escludere l’omicidio o l’omicidio/suicidio (Muzinić L, et al., 2003).

Il delirio di gelosia si può innestare su due matrici:

a. paranoide, che si muove con il preciso intento di confermare i suoi sospetti attraverso “prove inconfutabili” (attenta ricerca che include elementi confermativi, spesso banali ed insufficienti, e non raccoglie quegli elementi che potrebbero non essere in sintonia con le sue convinzioni deliranti).

b. neurologica, ovvero in seguito a condizioni organiche specifiche quali abuso di sostanze, stati degenerativi, epilessia.

Il delirio erotomanico (o delirio erotico) è un disturbo psichiatrico grave (psicosi delirante cronica) caratterizzato dalla errata e irriducibile convinzione del malato di essere amato da un’altra persona, solitamente di ceto sociale e professionale più elevato, che non può manifestargli apertamente il suo amore per cause di forza maggiore (es., perché già sposato) e con la quale può non avere avuto alcun tipo di contatto. La triade comportamentale (o fasi) di un erotomanico si muove lungo un continuum: dalle false ed irriducibili aspettative, alla delusione di non essere ricambiati, e alle tragiche conseguenze a cui può andare incontro una ignara vittima (rabbia rivendicativa). La summenzionata classificazione tipologica della gelosia, stilata dal dott. Bruno Carmine Gargiullo, è il risultato di una lunga esperienza clinica e professionale, dedicata allo studio del comportamento umano in tutte le sue manifestazioni, anche quelle più scottanti.La presenza di precursori di reato (aggravanti, quali ad esempio, assunzione di sostanze, ciclica sospensione degli psicofarmaci) e di fattori di stress (precipitanti, quali ad esempio, precarietà lavorativa, richiesta di separazione, separazione giudiziale in corso), combinata con la gelosia presente in soggetti con disturbi psicopatologici, potrebbe trasformarsi in una miscela esplosiva socialmente pericolosa che favorirebbe la messa in atto di un fatto-reato (stalking, violenza fisica e sessuale, omicidio/tentato omicidio, omicidio/suicidio).

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