Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani
Tratto da “Viaggio nella mente criminale”, Lulu Editoria, 2017
Introduzione
Un caso esemplificativo dello sbilanciamento biochimico dei livelli neurotrasmettitoriali serotoninergici e dopaminergici è quello del quarantunenne James J. Filiaggi, condannato alla pena capitale il 10.08.1995 per l’omicidio della sua ex moglie Lisa Huff di anni 27. E’ sconcertante che si possa riassumere un tale caso riconducendolo ad un drammatico, quanto nefasto, squilibrio biochimico. Vale la pena sottolineare che anomalie nei comparti cerebrali potrebbero aver determinato in James una fatale predisposizione ad atti violenti, sino a spingerlo a commettere un omicidio.
Recenti studi hanno dimostrato che il comportamento criminale è, spesso, associato ad un’alterazione strutturale della corteccia prefrontale, sede dei processi cognitivi superiori quali: decisionalità, attenzione, modulazione degli impulsi e ragionamento morale. È plausibile ipotizzare che le condotte criminali di James siano il risultato di una scarsa funzionalità dei processi decisionali e di una mancanza di controllo degli impulsi.
In questo caso, come in tanti altri casi giudiziari, si potrebbe parlare di multifattorialità del comportamento umano, considerando le “radici del passato del piccolo James” e la sua genetica. Sin da bambino, infatti, aveva da sempre mostrato un temperamento piuttosto irritabile (staccò con un morso un pezzo di dito al fratello e un brandello di mano al suo insegnante). Una delle chiavi del gesto di James potrebbe nascere proprio con la sua genetica. Da un attento esame dei recenti studi in campo neuroscientifico sulla natura del comportamento violento è emersa la possibile correlazione tra ereditarietà e condotte antisociali.
Ciò farebbe supporre che il piccolo James possa essere nato con una predisposizione che, unitamente ai fattori ambientali, lo abbia predisposto ad un agire violento, nonostante il conseguimento della laurea (con il massimo dei voti) e l’affermazione professionale.In sintesi, è plausibile ipotizzare che le alterazioni comportamentali di James siano il risultato di uno squilibrio neurotrasmettitoriale con un alto livello di dopamina e un basso livello di serotonina.
La serotonina, per intenderci, è l’ormone del “buonumore”, segno caratteristico che in James non regnava la serenità e la tranquillità. Questo squilibrio, che predispone ad un agire non controllato, si sarebbe acuito a seguito di eventi ad alto impatto emotivo (divorzio, obbligo all’assegno di mantenimento, collocamento materno delle figlie con diritto di visita, nuovo compagno della ex moglie). La bassa serotonina, combinata con un alto livello di dopamina, condiziona il soggetto verso un’aggressività impulsiva. Ma come detto, il processo decisionale poteva essere minato dalle alterazioni presenti nella corteccia prefrontale. In merito alla dopamina (ormone della ricompensa) esistono studi che dimostrano l’alta presenza di alcuni geni della dopamina che può indirizzare il soggetto verso un maggiore comportamento delinquenziale. In breve, detto caso giudiziario mette in risalto l’esistenza di una serie di fattori predisponenti che, pur non rappresentando delle attenuanti al comportamento posto in essere da James, se tempestivamente individuati potrebbero lasciar presagire la messa in atto di un comportamento violento, in presenza di eventi precipitanti, come nel caso in questione.
Il Caso
James J. Filiaggi, quarantunenne, condannato alla pena capitale il 10.08.1995 (giustiziato il 24.04.2007, mediante iniezione letale) per l’omicidio della ex moglie Lisa Huff di anni 27 avvenuto nel 1994.
«James Filiaggi aveva da sempre mostrato un temperamento piuttosto irritabile (da bambino staccò con un morso un pezzo di dito di suo fratello Tony ed un brandello di mano ad un’insegnante) pur essendo un ragazzo molto intelligente e studioso. Laureatosi con il massimo dei voti fece carriera nel mondo della finanza.
Nel dicembre del 1991 Filiaggi e Lisa Huff si sposarono ed ebbero due bambine, Alexis e Jasmine. Nell’agosto del 1992, la coniuge chiese il divorzio che venne ufficializzato nel febbraio del 1993. Lisa Huff ebbe la custodia delle minori, mentre Filiaggi ottenne il diritto di visita e fu obbligato a versare un contributo per il mantenimento delle figlie. I rapporti tra i due divennero sempre più burrascosi. Nella primavera del 1993, Lisa Huff, con le due figlie, si trasferì nell’appartamento del suo nuovo compagno Eric Beiswenger (Lorain – Ohio). La coppia ben presto divenne oggetto di ripetute molestie telefoniche, di atti vandalici e di aggressioni verbali e fisiche da parte del Filiaggi, il tutto debitamente regitsrato dalla Huff.
Una notte Filiaggi, fatta irruzione nell’abitazione della sua ex e dopo un’accesa e violenta discussione, le sparò alla testa uccidendola.I consulenti della difesa, per evitare a James la pena di morte, cercarono di dimostrare la non colpevolezza per infermità mentale, poichè “al momento della commissione del reato, non era consapevole dell’illeicità dei suoi atti, come risultato di una malattia mentale grave o di un difetto” (State v. Brown, 1983, 5 Ohio St.3d 133, 5 OBR 266, 449 N.E.2d 449).
I quattro periti della difesa (Marc R. Pagano, psicologo clinico; Alexander J. Bodkin, Paul J. Markovitz e Emil F. Coccaro, psichiatri) erano concordi nel ritenere il Filiaggi non in grado di intendere e volere, al momento della commissione del crimine, in quanto affetto da un disturbo esplosivo intermittente e da un disturbo bipolare. Ciò che fece scalpore fu la testimonianza resa dal perito di parte Dr. Coccaro, eminente studioso nel campo dei neurotrasmettitori, che, nell’esaminare i referti medici e gli esami biochimici, concluse che l’imputato presentava uno squilibrio, ovvero bassi livelli di serotonina ed alti livelli di dopamina, che lo avrebbe indotto, la sera dell’omicidio, a reagire con incontrollata violenza nei confronti della donna ».
«L’aggressione impulsiva (o reattiva), che assume un ruolo critico nei comportamenti violenti e che viene considerata una delle significative manifestazioni psicopatologiche di numerosi disturbi mentali quali il borderline e l’antisociale di personalità (Coccaro e Siever, 2000; Linnoila & Virkkunen, 1992), è prodotta da una scarsa regolazione degli impulsi aggressivi ed è in comorbidità con altri disturbi mentali tra cui la depressione, il comportamento suicida e l’abuso di sostanze (disturbo esplosivo intermittente).
Il disturbo esplosivo intermittente è un serio disordine del controllo degli impulsi che crea problemi nel modulare le emozioni e gli impulsi aggressivi, che si traducono in accessi comportamentali ricorrenti (aggressione verbale o fisica verso proprietà, animali o altre persone) ed esagerati rispetto alla provocazione o a qualsiasi fattore psicosociale stressante precipitante, che inducono un individuo a violare le norme sociali e gli altrui diritti. Le ricorrenti esplosioni di aggressività non sono premeditate (cioè sono impulsive e/o generate dalla rabbia) e non hanno lo scopo di raggiungere qualche obiettivo concreto (es., denaro, potere, intimidazione) (DSM-5, 2013).
La revisione dei più rilevanti studi di biochimica, di imaging cerebrale e di genetica indicano che le interazioni disfunzionali tra i sistemi serotoninergici e dopaminergici, nella corteccia prefrontale, possono rappresentare un importante meccanismo alla base del legame tra aggressività impulsiva e i suoi disturbi in comorbidità. In particolare, l’ipofunzione serotoninergica, combinata con un’alta funzionalità dopaminergica, può rappresentare una caratteristica biochimica che predispone un individuo ad un’aggressione impulsiva (non pianificata e non premeditata). Detta iperfunzionalità della dopamina contribuisce, in maniera additiva, al deficit serotoninergico. Questa disposizione impulsiva sottostante si può manifestare in aggressività comportamentale auto ed etero diretta in presenza di eventi stressanti precipitanti. L’abuso di sostanze, associate con l’aggressività impulsiva, viene intesa nel contesto della disregolazione della dopamina, derivante da carenza di serotonina»
(Dongju S., Christopher J. P., Patrick J. K., 2008, Coccaro EF, 2011; 2012, Raine A., 2013).