Lobi frontali e comportamento sessuale

a cura di Giulia Pieracci

Il comportamento sessuale è un aspetto complesso delle dinamiche umane e dipende da molti fattori, da quelli individuali a quelli sociali. Gli studi dei pazienti con lesioni cerebrali hanno fornito l’opportunità di identificare le regioni implicate nelle anomalie comportamentali in campo sessuale.

Nel secolo scorso diversi studi (Jarvie, 1954; Nauta, 1971; Miller, 1986) hanno descritto casi di disinibizione comportamentale in campo sessuale (linguaggio osceno, rapporti sessuali promiscui, masturbazione, oltraggio al pudore e pratiche esibizionistiche) conseguenti a lesioni cerebrali (lobi frontali).

Attraverso i collegamenti cerebrali con strutture “sede” delle emozioni come l’amigdala, i lobi frontali ricevono le informazioni relative agli stati motivazionali ed emotivi, che vanno ad essere integrate con gli stimoli dell’ambiente esterno. Questo incrocio di comunicazioni, derivanti dall’esterno e dall’interno, porta all’ipotesi che una lesione alle aree frontali causi una disconnessione tra la valutazione del contesto ambientale e la relativa esperienza emotiva.

I diversi studiosi hanno quindi ipotizzato che la lesione frontale abbia interrotto prepotentemente la funzione di controllo di comportamenti socialmente appropriati, con distruzione dei processi inibitori e conseguente rivelazione di tendenze pre-morbose.

Il caso

“Una donna di 31 anni dopo aver sviluppato un forte mal di testa, è stata ricoverata in ospedale […] TAC e angiografia hanno evidenziato un aneurisma dell’arteria cerebellare superiore destra. L’aneurisma è stato trattato chirurgicamente, ma 5 giorni dopo l’operazione, la paziente ha avuto un ictus che le ha lasciato un deficit sensoriale e motorio sinistro, ed un cambiamento comportamentale. Precedentemente era una persona timida, poi ha iniziato a parlare incessantemente di questioni sessuali e si è proposta ai suoi medici. […]. In un’occasione ha tentato delle avance con un paziente catatonico di 70 anni malato terminale di cancro. Oltre all’eccitazione sessuale, la donna presentava un aumento dell’appetito, disturbo del sonno ed eloquio tangenziale con “fuga delle idee”. […] La TAC ha evidenziato una lesione nel talamo di destra e nelle regioni ipotalamiche. Si riprese gradualmente e l’alterazione sessuale scomparve dopo 1 mese trattamento” [Miller, 1986].

Nello specifico, i pazienti disinibiti sono persone che, pur a conoscenza delle norme sociali, non riescono a rispettarle. I pazienti “sanno” come dovrebbero agire ma non “sentono” il loro agire (Damasio, 1994): in altre parole, in seguito a lesione orbitofrontale, manca la coincidenza tra la reazione del corpo e l’esigenza dell’ambiente.

Esistono due principali sindromi che, all’interno del corollario sintomatologico, presentano un’ipersessualità: la Klein Levin Syndrome e la Kluver e BucySyndrome.

La Kleine Levin Syndrome (KLS) è una patologia rara caratterizzata da episodi ricorrenti di ipersonnia (eccessiva sonnolenza diurna) associati a iperfagia (insaziabilità) e a ipersessualità. Diversi studi successivi di imaging funzionale (FMRI) hanno dimostrato l’esistenza di ipoperfusione (minor apporto sanguigno) nel talamo, nell’ipotalamo, nei lobi temporali, nei lobi orbitofrontali e frontali parasagittali, e in misura minore nei gangli della base (Miglis et al., 2014).

La Kluver e BucySyndrome (KBS) è stata descritta per la prima volta in seguito ad asportazione bilaterale dei lobi temporali nelle scimmie, compreso gran parte dell’ippocampo e dell’area paraippocampale (Neylan et al., 1997). Tra i principali sintomi vi erano: marcati cambiamenti del comportamento emozionale (assenza di paura o marcate espressioni di rabbia) e ipersessualità.

Da allora sono stati descritti casi negli esseri umani, in seguito a danno bilaterale dei lobi temporali, nei quali i sintomi di ipersessualità riscontrati frequentemente includevano: esibizionismo, frequenti approcci di natura omo- ed etero-sessuale, e masturbazione. Il primo caso completo di KBS è stato descritto da Marlowe e collaboratori in un uomo con encefalite erpetica associata a danno temporale bilaterale (Marlowe et al., 1975). L’ipersessualità si manifestava con frequenti riferimenti sessuali inappropriati durante le conversazioni, e da numerose avances omosessuali.

Comportamenti di ipersessualità sono stati riportati anche in pazienti affetti da sclerosi multipla con lesioni frontali e periventricolari (Gondin& Thomas, 2001; Huws et al., 1991), nella Corea di Huntington (Janati, 1985; Jhanjee et al., 2011) e nella malattia di Parkinson trattata con terapia L-Dopa (Kenangil et al., 2010), in cui sembra che i farmaci dopaminergici, liberando il cervello dall’inibizione, contribuiscano in tal modo al comportamento sessuale compulsivo (Weintraub et al., 2010). Anche l’epilessia è stata associata a comportamento ipersessuale (Rees et al., 2007): convulsioni che originano dai circuiti fronto-limbici o temporo-limbici possono condurre a toccamenti automatici dei propri genitali, gesti sessuali eterodiretti (Dobesberger et al., 2004), o a improvvisi cambiamenti delle abitudini sessuali (Gunduz et al., 2019).

Gunduz e i suoi collaboratori hanno riportato il caso di una donna che ha iniziato a manifestare ipersessualità ed eccessiva masturbazione in seguito a resezione chirurgica del lobo temporale come terapia per un’epilessia farmaco resistente.

Il caso

“Donna single di 38 anni, sottoposta ad asportazione chirurgica della regione mediale del lobo temporale. Si reca nella nostra clinica ambulatoriale lamentando di sentirsi triste e senza speranza, con perdita di interesse e piacere, insonnia, e pensieri suicidari; pertanto era stata posta diagnosi di disturbo depressivo maggiore.Nella prima settimana di ricovero in ospedale, raramente lasciò la sua stanza e presentava gravi sintomi di ansia, specialmente nei giorni in cui i medici e/o il personale sanitario di sesso maschile erano in servizio. Anche quando suo padre, suo fratello e/o suo nipote le facevano visita, la donna si rifiutò di vederli. Per questo motivo, i colloqui specialistici furono espletati nella stanza della paziente. Nella seconda settimana di ricovero, la paziente riferì di avere un eccesso di eccitazione e desiderio sessuale anche in assenza di specifici stimoli. Questi cambiamenti, dopo l’intervento chirurgico a cui la donna fu sottoposta, si palesarono maggiormente in una condotta masturbatoria. Negli ultimi tre mesi, la masturbazione raggiunse un alto livello di compulsività (circa 20 ore al giorno), con sogni e fantasie sessuali durante l’atto. Questo comportamento masturbatorio, intenso e prolungato, produsse nella paziente serie lesioni ai genitali esterni. Questa insaziabilità sessuale la spinse ad un vero e proprio isolamento evitando qualsiasi tipo di contatto con il personale sanitario maschile. Ad aggravare questo suo stato di profondo disagio contribuì il suo credo (religione mussulmana) che vieta ad una donna rapporti sessuali prematrimoniali e, nello specifico, attività masturbatorie” [Gunduz et al., 2019].

Inoltre, l’ipersessualità e la disinibizione sono state osservate nei soggetti con diagnosi di demenza (Cipriani et al., 2015), attribuibili ad atrofia delle cortecce frontali e temporali. Dette anomalie conducono a difficoltà neuropsicologiche come scarso riconoscimento delle ricompense, correlato con una continua ricerca di soddisfazione sessuale; scarsa empatia e deficit nella decisionalità (Nordvig et al., 2019). Si stima che una percentuale di pazienti con demenza (tra il 7 e il 25% ) esibisca comportamenti sessuali inappropriati (Burns et al., 1990; Szasz, 1983).

CONCLUSIONI

Sebbene le ricerche sulle basi neurobiologiche dell’ipersessualità siano a tutt’oggi esigue, gli studi neuro scientifici disponibili concordano tra loro sull’esistenza di aree cerebrali coinvolte in un comportamento sessuale inadeguato. In particolare, risultano interessate le seguenti regioni neurali: lobi frontali, lobi temporali e, in particolare, l’amigdala e l’ippocampo, oltre all’ipotalamo e al setto che rientrano nei circuiti neurali dopaminergici della ricompensa.

Infine, se da una parte le lesioni del lobo frontale sono associate ad una perdita del controllo sulle aree limbiche (meccanismo botton-up) che conduce a disinibizione e perdita di schemi comportamentali socialmente appropriati, le lesioni del lobo temporale possono determinare, invece, un’alterazione del circolo della ricompensa con un forte incremento del desiderio e di una spasmodica ricerca di soddisfazione sessuale.

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