Tratto da Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani, “Il Crimine sessuale, tra disfunzioni e perversioni”, Franco Angeli Editore, 2008

L’intimità sessuale, che rappresenta il massimo coinvolgimento fisico e psicologico tra due partner, viene vissuta da alcuni con angoscia e paura, sino a sfociare in una vera e propria avversione. Innanzitutto, è opportuno fare un distinguo tra l’evitamento sessuale (causato da esperienze frustranti, senso di inadeguatezza sessuale, bassa autostima, ripetuti rifiuti, scarsa percezione della propria immagine corporea) e l’avversione sessuale. Mentre nel primo caso si tratta di una “scelta necessaria” al fine di evitare incontri sessuali, nel secondo caso è opportuno parlare di “sessuofobia”.     

Dunque, l’avversione sessuale può essere definita un severo disturbo d’ansia caratterizzato da disgusto, paura e conseguente “crollo” del desiderio che porta una persona a rifuggire attivamente qualsiasi tipo di contatto sessuale, sviluppando l’errata convizione di una latente omosessualità.

Questo tipo di disordine comprende non solo l’evitamento del contatto fisico con l’altro, inclusi baci e toccamenti, ma anche qualsiasi tipo di “informazione” riguardante la sessualità.  Infatti, una persona con avversione sessuale evita ogni forma di “contatto” mediante strategie di copertura: per es., andando a dormire presto, trascurando la propria immagine, facendo ricorso all’alcool, dedicandosi in modo eccessivo ad attività quali il lavoro, lo sport, il volontariato (…), mantenendo uno stato di conflittualità relazionale, sino ad arrivare ad un restringimento delle relazioni sociali.

Tale disturbo può essere classificato in primario (presente sin dall’adolescenza) o acquisito (risposta ad un un evento traumatico).

Le cause, che possono concorrere a sviluppare questo tipo di disordine, possono essere traumatiche (violenza, incesto, molestie o qualsiasi altra forma di abuso sessuale) e socio-culturali (educazione rigida e moralistica, religione ed ambiente familiare repressivo o sessualmente licenzioso).

Le donne, con una storia di abuso sessuale, possono sviluppare tanto un disturbo da avversione sessuale, come precedentemente descritto, quanto una forma di ipersessualità o iperfagia sessuale (es., prostituzione, ninfomania).

In sintesi, l’intensità della reazione del soggetto esposto allo stimolo, che produce avversione, può variare da un’ansia moderata con mancanza di piacere ad un’estrema sofferenza psicologica. Infatti, alcuni soggetti con grave disturbo da avversione sessuale possono andare incontro ad attacchi di panico seguiti da sentimenti di terrore, sensazione di svenimento, nausea, palpitazioni, vertigini e difficoltà respiratorie, sino ad arrivare a disturbi più gravi quali fobie, depressione, ossessioni e compulsioni (Dinwiddie S. et al., 2000; Marschall R.D. et al., 2000). 

Pertanto, questo disordine è una componente molto frequente di altre categorie diagnostiche, specie del disturbo post traumatico da stress (PTSD) i cui sintomi includono ansietà, ipervigilanza, flashback (una rapida e breve intrusione di immagini, rumori, odori o sensazioni) ed evitamento dell’evento traumatico (Shapiro F. e Forrest M.S., 1997).

Per meglio comprendere questo tipo di disturbo, si rinvia al caso postato nell’area della psicosessuologia di questo sito.

Categories: