Raggio d’azione criminale

A cura di Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani

Introduzione

«Il Criminal Profiling è un metodo investigativo che, partendo dalla scena del crimine, ha come obiettivo l’identificazione della persona che ha commesso il reato. Detto metodo di indagine, sebbene in uso da diversi anni e oggetto di numerose ricerche scientifiche, non definisce con esattezza cosa sia un profilo criminale. Parte del problema nascerebbe dalla mancanza di uniformità dei metodi, dei dati e delle terminologie utilizzate (Bosco D., et al., 2010; Wilson P., et al., 1997), nonché dall’assenza di una corretta valutazione scientifica della sua efficacia penale (Bosco D., et al., 2010; Fox B e Farrington D.P., 2015; Fox B e Farrington D.P., 2018; Pakkanen T. et al., 2014,  Turvey B. e Freeman J., 2012). Per le ragioni suesposte, detto metodo investigativo è  stato “accusato” di essere tutt’altro che una scienza, paragonandolo ad un’arte creativa (es., genialità di un investigatore; note autrici di gialli) perdendo il suo potenziale scientifico ed operativo.

Questo breve lavoro cercherà di chiarire le attuali metodiche del Criminal Profiling con la finalità di descrivere l’approccio triadico di detta tecnica d’indagine. L’obiettivo è di generare interessi e dibattiti, e di fare appello ad una futura collaborazione tra Forze dell’Ordine e mondo accademico per sviluppare una valutazione scientifica dell’efficacia dell’approccio triadico del criminal profiling.

Secondo Fox e Farrington (2018), allo stato attuale, esistono due principali approcci:
-      Una procedura investigativa adottata da un profiler che ha una formazione considerevole, esperienza e pratica sul campo, senza una chiara metodologia o un approccio sistematico per l'integrazione tra i diversi casi.
-      L’uso di tecniche d’indagine standardizzate (replicabili) tratte dalla psicologia investigativa di Canter (1995,2011) o dall’analisi comparativa del caso (Bennel C. e Canter D.V., 2011) o dall’analisi statistica delle evidenze scientifiche (Farrington D.P. et al., 2000; Fox BH et al., 2012)». 

Tratto da Kappel C. “What is criminal profiling anno 2020: A short communication”, Soc Behav Res Pract Open J. 2020; 5(1): 19-22. doi: 10.17140/SBRPOJ-5-123

Traduzione, revisione e ampliamento a cura di Bruno C. Gargiullo

Criminal Profiling
L'approccio triadico si fonda su tre fasi: elemento geografico nella fase uno e uso di una banca dati di studi scientifici nelle fasi due e tre. 
L’elemento geografico è una tecnica investigativa che analizza la localizzazione della scena del crimine per determinare l’area più probabile della base o della residenza dell'autore del reato (es., viaggio o percorso del criminale, aree isolate, densità di popolazione, densità edilizia, reti stradali e manutenzione del territorio). L'obiettivo è aiutare la polizia a ridurre il numero di aree dove è più probabile che risiedano i sospettati e quindi razionalizzare il loro processo di indagine per essere più rapido ed efficace. Il profilo geografico dovrebbe rappresentare il primo passo verso la costruzione di un profilo completo, poiché si può prevedere l'area (base/residenza) dei trasgressori ad alto grado di pericolosità sociale. In merito al profilo ambientale si riporta uno stralcio del manuale di Kim Rossmo (Geographic Profiling, CRC Press, 2000): “il profilo geografico è un sistema di gestione delle informazioni che valuta la localizzazione dei crimini seriali commessi per determinare l’area più probabile di residenza dell’offender”. Pertanto, il Geographic Profiling (GP), in ambito investigativo, mira a identificare la probabile area di residenza di un offender, autore di una serie di crimini, fissando tale risultato su una mappa. Il luogo del reato (es., omicidi seriali, stupri, atti di piromania, attentati dinamitardi, rapine in banca), quindi, assume un riferimento “spaziale” che si inserisce nella complessa analisi del crimine. La localizzazione della scena del crimine è necessaria per conoscere il perchè un criminale ha scelto quel determinato contesto e non un altro, ed anche per risalire alla sua possibile residenza. L’applicazione delle indicazioni geografiche all’investigazione parte dall’assunto che l’ambiente esercita una certa azione sul comportamento spaziale umano poiché la valutazione della scelta dei siti criminali, da parte di un offender, si fonda tendenzialmente su un principio concettualizzato da George Zipf (1965), chiamato del minor sforzo (least effort principle), applicato a varie attività umane. In pratica, dinanzi a scelte comportamentali analoghe, un individuo opterà solitamente per quella che richiede uno sforzo minore. Tale considerazione, da un punto criminologico-investigativo, è definita principio di prossimità o vicinanza: una persona, qualora dovesse scegliere tra le diverse possibilità per raggiungere un determinato obiettivo/scopo, prediligerà l’opzione che gli comporterà il minor dispendio di tempo, inteso anche come distanza da percorrere. Nel caso della scelta di un qualsiasi percorso stradale o spostamento per compiere un crimine, a parità di desiderabilità, un offender preferirà la strada più breve e prediligerà un obiettivo di facile accesso collocato nelle vicinanze dell’area di residenza (relazione stabile tra i delitti commessi e la home base dell’offender).
Precedentemente, i canadesi Paul e Patricia Brentingham svilupparono un modello di progettazione ambientale e di prevenzione del crimine (denominato modello Brentingham) che si fonda su un dato certo: ognuno di noi, offender e non, svolge le sue attività quotidiane, lavorative e di svago, in un’area circoscritta e ben prevedibile. L’obiettivo di detto modello era quello di rendere più sicuri i quartieri per prevenire condotte criminose. Gli studiosi si focalizzarono sulla “geometria del crimine”, ovvero sui diversi aspetti spaziali dei movimenti del criminale in relazione alla propria abitazione, al luogo di lavoro, alle aree di shopping e di intrattenimento ed ai potenziali obbiettivi.
Rossmo, dal canto suo, pur riconoscendo la validità del modello dei due studiosi canadesi, partì da una diversa prospettiva, ovvero dalla scena del crimine per individuare le aree di “movimento” dell’offender. Canter (1993) sviluppò un modello per spiegare il comportamento spaziale dell’offender definito ipotesi circolare, che prende come punto di inferenza dell’analisi geografica di una serie criminosa il ruolo della home base (area di residenza). Dalle argomentazioni di Canter, avvalorate da diverse ricerche realizzate anche in altri Paesi, emerge prevalentemente un pattern criminale di spostamento domocentrico, specie nei crimini espressivi. Quest’ultimi si riferiscono a comportamenti violenti di tipo esplosivo, innescati da stati emotivi come rabbia, frustrazione e desiderio di vendetta., che si differenziano da quei reati di tipo strumentale (opportunistico) quale può essere furto e rapina.
Lo step successivo (fase due) include la creazione del profilo della vittima. Sia il profilo della vittima che il profilo dell’autore del reato, secondo l’approccio triadico, dovrebbe provenire da un database. Questa linea di indagine coinvolge, ad esempio, i dati demografici della vittima, il background, lo stile di vita, ed altri aspetti della vita della stessa (es., tratti fisici, occupazione, storia medica, attività ricreative, stato maritale, educazione, storia psicosessuale, precedenti giudiziari, uso di sostanze, problemi psicopatologici, ritardi cognitivi) e la natura del reato. In sintesi, questo “archivio” contiene elementi utili a definire la tipicità della vittima in relazione alla natura dei crimini (es., stupro, omicidio, aggressione fisica). La vittima che non rientra in questo tipo di profilo, contenuto nel database, viene definita atipica. Dunque, durante questo processo investigativo, il focus è sulla vittima del crimine. 
L'ultimo passo dell'approccio triadico è il profilo dell’offender. In passato il profilo dell'autore del reato ha rappresentato la parte centrale, se non l’unica, del criminal profiling. L’Offender Profile non ha consolidato nel tempo, per questo motivo, una solida base scientifica (attendibilità),  rappresentando uno dei motivi principali della sua bassa “reputazione”. Il Profilo del reo rappresenta uno strumento, utilizzato dalle forze dell'ordine, psicologi ed altre figure coinvolte nell’indagine, per aiutare a identificare le principali caratteristiche di un criminale, sulla base degli elementi desunti dalla scena del crimine: personali (es., background familiare, abitudini, stile di vita, interessi sociali, hobby, condizione medica, orientamento e vita sessuale, precedenti legali, porto d’armi, tipo di veicolo posseduto), di personalità (es., rigido, passivo, manipolatorio, freddo, aggressivo, autocentrato, sadico, paranoide), demografiche (es., età, genere, etnia, razza, stato civile, religione, istruzione, occupazione, status socio-economico) e comportamentali (es., natura del reato, modus operandi, tracce). Tuttavia, prevedere un dato comportamento, sulla base dei dati demografici, è difficile nella migliore delle ipotesi se non impossibile nel peggiore dei casi. Il comportamento umano è almeno in parte “innescato” da motivazioni e intenzioni, e la motivazione può essere molto difficile da individuare . A complicare ulteriormente le cose, bisogna tenere conto che sia le motivazioni che le intenzioni possono cambiare, abbastanza rapidamente, a seconda dei tempi, luoghi e situazioni.
In sintesi, il profilo della vittima, così come quello dell'autore del reato, dovrebbe essere estratto da un database, che dovrebbe contenere gli elementi identificativi della vittima e dell’aggressore, compresa la storia criminale di quest’ultimo, e la natura del reato. 
CONCLUSIONE
Il Criminal Profiling viene rappresentato astutamente dai media, e non solo, come un processo investigativo per la risoluzione dei casi al fine di catturare l’attenzione del pubblico. Di contro, ciò che dovrebbe suscitare interesse nell’opinione pubblica è l’accertamento della verità attraverso tecniche investigative, condivise e condivisibili, ampiamente validate. In proposito si sottolinea l’importanza dell'approccio Triadico del Criminal Profiling che non può essere riassunto in poche parole, in quanto detta metodica, utilizzata principalmente dagli investigatori, andrebbe ridefinita sulla base dei risultati/successi ottenuti di volta in volta, tenendo conto che gli elementi fondanti di questo approccio rimangono, comunque, la  localizzazione della scena del crimine, il profilo della vittima e quello dell’offender.  Questo tipo di approccio ha una sua validità sia nei casi di crimini seriali quali, ad esempio, l’omicidio, lo stupro, la rapina e la piromania, sia nei casi di crimini non seriali in quanto un database, contenente gli elementi dell’approccio triadico, potrebbe fornire utili elementi alle Forze di Polizia e agli Organi Inquirenti per una più rapida identificazione dell’ipotetico aggressore (Kappel C. “What is criminal profiling anno 2020: A short communication”, Soc Behav Res Pract Open J. 2020; 5(1): 19-22. doi: 10.17140/SBRPOJ-5-123).


REFERENCES
Brantingham P.L., Brantingham P.J., (1981), Note on geometry of crime, Canter D., Youngs D. (2008a)

Bernasco W. (2015), Ethnicity, Ethnic segregation and crime. Are offenders ethnically biased when choosing target areas in The Economics of Cultural Diversity

Canter D., Youngs D. (2009), Investigative Psychology. Offender profiling and the analysis of criminal action, Wiley

Canter D., Youngs D. (2008a), Principles of Geographical Offender Profiling, Ashgate

Canter D., Youngs D. (2008b), Applications of Geographical Offender Profiling, Ashgate

Canter D., Larkin P. (1993), The environmental range of serial rapists, in Journal of Environmental Psychology

De Leo G., Patrizi P. (2002), Psicologia della devianza, Carocci Editore

Magliocca D. (2020), Tracce geografiche criminali. Teoria e tecnica del Profilo Geografico, Primiceri Editore

Magliocca D. (2019), Profilo criminale. Analisi integrata del luogo del delitto, Primiceri Editore

Mazerolle L., Wortley R. (2008), Enviromental Criminology and Crime Analysis, William Publishing, UK

Pettiway L.E. (1982), Mobility of Robbery and Burglary Offenders: Ghetto and Non-ghetto Spaces, in Urban Affairs Quartely

Rossmo K. (2000), Geographic Profiling, Crc Press

Rossmo K. (2008), Geographic Profiling in serial rape investigations, in Pratical aspetcs of rape investigation

Rossmo K. (2016), Geographic Profiling in cold cases investigations, in Walton R.H., Cold Case Homicides

Turner S. (1969), Delinquency and Distance in Canter D., Youngs D. (2008a)

Zipf G. (1965), Human behavior and the principle of least effort: an introduction of human ecology, New York, Hafner. 

Dowden C., Bennell C. & Bloomfield S. Advances in offender profiling: A systematic review of the profiling literature published over the past three decades. Journal of Police and Criminal Psychology. 2007; 22: 44-56. doi: 10.1007/s11896-007-9000-9
Snook B, Eastwood J, Gendreau P, Goggin C, Cullen RM. Taking stock of criminal profiling: A narrative review and
metaanalysis. Criminal Justice and Behavior. 2007; 34: 437-453. doi: 10.1177/0093854806296925
Campbell C. Portrait of a mass killer. Psychology Today. 1976; 9: 110-119.
Bosco D., Zappala A. &Santtila P. The admissibility of offender profiling in courtroom: a review of legal issues and court
opinions. Int J Law Psychiatry. 2010; 33: 184-191. doi: 10.1016/j. ijlp.2010.03.009
Ebisike N. Offender Profiling in the Courtroom: The Use and Abuse of Expert Witness Testimony. London, UK: Praeger; 2008.
Fox B, Farrington DP. An experimental evaluation of the utility of burglary profiles applied in active police investigations.
Criminal Justice and Behaviour. 2015; 42: 156-175. doi: 10.1177/0093854814548446
Fox B, Farrington DP. What have we learned from offender
profiling? A systematic review and meta-analysis of 40 years
of research. Psychol Bull. 2018; 144(12): 1247-1274. doi: 10.1037/
bul0000170
8. Wilson P, Lincoln R, Kocsis RN. Validity, utility and ethics of
profiling for serial violent and sexual offenders. Psychiatry, Psychology
and Law. 1997; 4: 1-12. doi: 10.1080/13218719709524891
9. Pakkanen T., Bosco D. &Santtila P. Crime linkage as expert evidence-
making a case for the Daubert standard. In: Woodhams J,
Bennell C, eds. Crime Linkage: Theory, Research, and Practice. Boca Raton,
FL, USA: CRC Press; 2014: 225-250.
10. Turvey B, Freeman J. Jury psychology. In: Ramachandran V,
ed. Encyclopedia of Human Behaviour. 2nd ed. London, UK: Elsevier
Science; 2012: 495-552.
11. Holmes RM, Holmes ST. Profiling Violent Crimes: An Investigative
Tool. Thousand Oaks; CA, USA: Sage Publications; 1996.
12. Snook B, Cullen RM, Bennell C, Taylor PJ, Gendreau P.
The criminal profiling illusion: What’s behind the smoke and
mirrors? Criminal Justice and Behavior. 2008; 35: 1257-1276. doi:
10.1177/0093854808321528
13. Canter DV. Criminal Shadows: Inside the Mind of the Serial Killer.
London, UK: Harper Collins; 1995.
14. Canter DV. Resolving the offender “profiling equations” and
the emergence of an investigative psychology. Current Directions in
Psychological Science. 2011; 20: 5-10. doi: 10.1177/0963721410396825
15. Bennell C, Canter DV. Linking commercial burglaries by modus
operandi: Tests using regression and ROC analysis. Sci Justice.
2002; 42: 153-164. doi: 10.1016/S1355-0306(02)71820-0
16. Bennell C., Mugford R., Ellingwood H. & Woodhams J. Linking
crimes using behavioural clues: Current levels of linking accuracy
and strategies for moving forward. Journal of Investigative Psychology
and Offender Profiling. 2014; 11: 29-56. doi: 10.1002/jip.1395
17. Farrington DP, Lambert S. Statistical approaches to offender
profiling. In: Canter DV, Alison LJ, eds. Profiling Property Crimes. Aldershot,
England: Ashgate Publishing; 2000: 233-274.
18. Fox BH, Farrington DP. Creating burglary profiles using latent
class analysis: A new approach to offender profiling. Criminal Justice
and Behavior. 2012; 39: 1582-1611. doi: 10.1177/0093854812457921
19. Kappel C. An Environmental and Behavioural Analysis of Arson in
a Danish Sample [dissertation]. Liverpool, England: University of
Liverpool; 2018.
20. Le Combe SC, Nicholls B, Rossmo DK, Racey PA. Geographical
profiling and animal foraging. J Theor Biol. 2006; 21(2): 233-240.
doi: 10.1016/j.jtbi.2005.09.012
21. Canter D, Larkin P. The environmental range of serial rapists.
Journal of Environmental Psychology. 1993; 13: 63-69. doi: 10.1016/
S0272-4944(05)80215-4
22. Brantingham PJ, Brantingham PL. Environmental Criminology. Beverly Hills, USA: Sage Publications; 1981.
23. LeBeau, JL. The journey to rape: Geographic distance and the rapist's method of approaching the victim. Journal of Police Science
& Administration. 1987; 15(2): 129-136.
24. Kocsis RN, Irwin HJ. An Analysis of spatial patterns in serial
rape, arson and burglary: The utility of the circle theory of environment
range of psychological profiling. Psychiatry, Psychology and
Law. 1997; 4: 195-206. doi: 10.1080/13218719709524910
25. Kocsis RN., Cooksey RW., Irwin HJ. & Allen G. A further assessment
of the circle theory in psychological profiling of burglary
crimes. Australian and New Zealand Journal of Criminology. 2002; 35:
17-42. doi: 10.1375/0004865022012
26. Lundringan S, Canter D. Spatial patterns of serial murder: an
analysis of disposal site location choice. Behvaioral Sciences and the
Law. 2001; 19(4): 595-610.
27. Fritzon K. An examination of the relationship between distance
travelled and motivational aspects of firesettingbehaviour.
Journal of Environmental Psychology. 2001; 21: 45-60. doi: 10.1006/
jevp.2000.0197
28. Rossmo DK. Geographic Profiling. Florida, USA; CRC Press:
2000.
29. Santtil P, Zappala A, Laukkanen M, Picozzi M. Testing the utility
of a geographical profiling approach in three rape series of a
single offender: A case study. Forensic Sci Int. 2003; 131: 42-52. doi:
10.1016/s0379-0738(02)00385-7
30. Canter D, Hodge S. Criminals’ mental maps. In: Turnball LS,
Hallisey-Hendrix E, Dent BD, eds. Atlas of Crime. Phoenix, Arizona,
USA: Oryx Press; 2000: 187-191.
31. Godwin M. & Canter D. Encounter and death. The spatial
behaviour of US serial killers. Policing An International Journal
of Police Strategy and Management. 1997; 20(1): 24-38. doi:
10.1108/13639519710161999
32. Snook B, Cullen R, Mokris A, Harbort S. Serial murders’ spatial
decisions: factors that influence crime location choice. Journal
of Investigative Psychology and Offender Profiling. 2005; 2: 147-164. doi:
10.1002/jip.35
33. Makris S. Geographic Profiling. Locating the Serial Murderers [master’s
thesis]. Malmö, Sweden: Faculty of Health and Society. Malmö
University; 2018.
34. Edward MJ, Grace RC. Analysing the offence location and residential
base of serial arsonists in New Zealand. Australian Psychologist.
2007; 41(3): 219-226. doi: 10.1080/00050060600637626
35. Douglas JE, Burgess AE. Criminal profiling: A viable investigative
tool against violent crime. FBI Law Enforcement Bulletin. 1986;
55: 9-13.
36. Ormerod DC. Psychological profiling. The Journal of Forensic
Psychiatry. 1996; 7: 341-352.
37. Gannon TA, Pina A. Firesetting: Psychopathology and treatment
needs. Psychiatry: Interpersonal and Biological Processes. 2010; 73:
173-189. doi: 10.1521/psyc.2010.73.2.173
38. Almond L, Duggan L, Shine J, Canter D. Test of the arson
action system model in an incarcerated population. Psychology Crime
and Law. 2005; 11: 1-15. doi: 10.1080/1068316031009634287
39. Canter D, Almond L. A strategy for arson. Centre of Investigative
Psychology, University of Liverpool. Project report; University
of Liverpool, Liverpool, UK.

Categories: