Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani
Tratto da “Alle Radici Neurali della Violenza”, Lulu Editore, 2018
“L’emozione è una produzione magica o un processo fisiologico che dipende da un meccanismo anatomico?
(Papez” J.W., 1937)
Le ricerche in campo neuroscientifico, con l’ausilio delle tecniche di neuroimmagine, hanno posto in evidenza:
- il coinvolgimento delle diverse aree cerebrali (corteccia cingolata anteriore ventrale, corteccia prefrontale ventromediale, corteccia prefrontale e corteccia parietale) nella modulazione degli stati emotivi (Etkin A., Büchel C., Gross J.J., 2015);
- le specifiche strategie, automatiche (guidate dallo stimolo) o intenzionali (deliberati, volitivi), che una persona può mettere in atto per regolare le proprie emozioni (Gross J., 2007).
Il processo automatico di regolazione emozionale origina dall’azione inibitoria della corteccia prefrontale ventrale (vPFC), che include la corteccia orbitofrontale (OFC), ventromediale (vmPFC) e la corteccia cingolata ventrale anteriore (vACC) (Etkin A. et al., 2013). L’azione inibitoria bidirezionale di questi centri modula le strutture celebrali sottostanti, inclusa l’amigdala, lo striato ventrale, l’ipotalamo ed i nuclei del tronco encefalico.
Le strategie della regolazione emozionale volontaria, invece, hanno inizio in specifiche aree della corteccia cerebrale quali la corteccia cingolata dorsale anteriore (dACC) e la corteccia prefrontale dorsolaterale (dPFC). Un’adeguata modulazione dei centri limbico e visceromotori, da parte delle aree sopracitate della corteccia prefrontale, conduce al decremento dell’attivazione simpatica e all’incremento del parasimpatico o tono vagale (Lane R.D. et al., 2009). Questo produce uno stato neurochimico di calma.
Il sistema limbico è un gruppo di aree corticali e sottocorticali, interconnesse tra loro, deputato a collegare gli stati viscerali ed emotivi con le cognizioni e i comportamenti (Mesulam M., 2000).
Detta regione neurale è stata da sempre considerata un complesso sistema di strutture di transizione, situate tra quella subcorticale primitiva viscerale e quella corticale più evoluta (MacLean P.D., 1952; Yakovlev P.I., Locke S., 1961). Sinteticamente, il suo compito è quello di far “nascere” le emozioni, i desideri, la ricerca del piacere o, comunque, di sensazioni forti, con le conseguenti possibilità di esporre l’individuo a situazioni rischiose.
Le ricerche scientifiche, mediante l’ausilio della risonanza magnetica, condotte su adulti, su pazienti con danni neurologici e su animali, hanno accertato che la regolazione emozionale è sotto il controllo di un ampio numero di strutture cerebrali fra le quali il talamo, l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale.
L’emozione ha sede nel cervello, ovvero in una piccola ghiandola a forma di mandorla nella quale è nascosto il segreto delle nostre risposte emotive agli eventi della vita, risposte che vengono attivate ancora prima che i centri corticali (analisi dei segnali provenienti dall’occhio e dall’orecchio, decodifica del significato e impostazione di una risposta adeguata allo stimolo) abbiano pienamente compreso ciò che sta accadendo. La ghiandola in questione è l’amigdala, parte del sistema limbico, specializzata nelle questioni emotive. Essa funziona come archivio della memoria emozionale ed è, quindi, depositaria del significato stesso degli eventi (fa scaturire, orienta e guida l’intelligenza emozionale). Specializzata nelle “questioni emotive”, questa “piccola mandorla”, in interazione con la neocorteccia, è al centro dell’intelligenza emotiva. Infatti, la sua asportazione chirurgica evidenzia una irreversibile incapacità di conferire un significato emotivo agli eventi, fino a causare quella che viene definita “cecità affettiva”.
L’amigdala, dopo aver ricevuto i segnali dagli organi di senso e proceduto all’analisi di ogni esperienza, scandaglia situazioni e percezioni, come una “sentinella psicologica”, scatta come un “grilletto neurale” e reagisce inviando al cervello un messaggio immediato di crisi. Ed è per questo ruolo, così importante nei processi emozionali, che è posta al centro dell’attenzione di numerosi studi neurobiologici in campo emotivo (Weiskrantz L., 1956; Gloor P., 1960; Mishkin M. & Aggleton J.P., 1981; Aggleton J.P. & Mishkin M., 1986; LeDoux J., 1987, 1996; Rolls B.J., 1986, 1992; Halgren, 1992; Aggleton J.P., 1992; DavisM., 1992; Kapp B.S., Whalen P.I., Supple W.F., & Pascoe J.P., 1992; Ono T. & Nishijo H., 1992; Damasio A., 1994; Everitt B.J. & Robbins B., 1992; McGaugh J.L. et al., 1995). Pertanto, la vita senza amigdala sarebbe un’esistenza deprivata del suo significato più umano (assenza di coloritura emotiva).
In sintesi, l’amigdala lavora per scatenare una reazione immediata, impulsiva, esplosiva quanto ansiosa, che poi, attraverso la neocorteccia, viene elaborata ai fini di una più raffinata programmazione del piano di azione corrispondente. Dinanzi ad una risposta significativa di attivazione, l’amigdala reagisce immediatamente inviando un messaggio di allerta a tutte le parti del cervello, stimolando la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di combattimento, fuga o piacere, e attivando il sistema cardiovascolare e muscolare.
Questa reazione dell’organismo può essere organizzata secondo due percorsi diversi:
1) percorso diretto talamo-amigdala, che comporta un’elaborazione veloce, ma imprecisa, di risposta a stimoli potenzialmente pericolosi, prima di sapere esattamente cosa essi siano;
2) percorso talamo-precorteccia-amigdala, che consente una risposta emotiva mediata dalla razionalità. In questo secondo tipo di percorso vengono codificati i particolari degli stimoli provenienti dal talamo, per creare una rappresentazione dettagliata e accurata che consente una valutazione ed una risposta emotiva più ponderata rispetto al percorso talamo-amigdala.
Quindi, se l’intervento immediato dell’amigdala è utile nelle situazioni pericolose, l’intervento della precorteccia impedisce all’amigdala di scatenare emozioni dannose, come la rabbia o l’aggressività.
Ai lobi prefrontali spetta il compito di: operare un processo di coordinamento degli impulsi, registrare l’emozione, programmare la risposta più adeguata ed eseguire la reazione più ponderata (in termini di costi/benefici) rispetto a quella scatenata dall’amigdala.
In breve, la risposta dei lobi prefrontali è più lenta, ma più mirata; la reazione dell’amigdala, invece, è istantanea, a volte fuorviante, ma comunque efficace e fondamentale per la predisposizione fisica all’azione.