Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani
Tratto da “Alle radici Neurali della violenza”, Lulu Editore, 2018
Per meglio comprendere il funzionamento dei processi che regolano le emozioni bisogna tenere in debita considerazione il suo requisito essenziale, ovvero la flessibilità emotiva e comportamentale, che facilita l’adattamento dell’individuo ai contesti e agli eventi della vita. Di contro, l’assenza o la carenza di tale flessibilità conducono, inevitabilmente, ad una maggiore rigidità e ad una minore capacità adattiva (Bonanno G.A., Papa A., Lalande K., Westphal M., Coifman K., 2004; Bridges L.J., Denham S.A., Ganiban J.M., 2004; Gross J.J., 2002; Thompson R.A., 1994).
Si può parlare di flessibilità quando un individuo “dispone” di un sufficiente numero di emozioni a cui può accedere senza difficoltà, consentendogli di percepire, vivere ed esprimere emozioni in modo congruo e coerente con una data situazione (consonanza emotiva, cognitiva e comportamentale). Viceversa, quando una persona è fortemente dominata da una particolare emozione può trovarsi in una condizione di fissità che, se perdurante ed invasiva, può facilmente condurre a processi disregolatori (Paivio S.C., Greenberg L.S., 2001, Thompson R.A., 2011).
La flessibilità, inoltre, è ravvisabile nel passaggio graduale da uno stato emotivo all’altro, diversamente da quanto accade nel caso della labilità emozionale in cui l’alternanza tra stati emotivi, anche opposti tra loro, avviene in modo repentino (Oliver M.N.I.,Simons J.S., 2004; Putnam K.M., Silk K.R., 2005). Tale alternanza può raggiungere livelli psicopatologici come, ad esempio, nella ciclotimia – disturbo cronico dell’umore, caratterizzato da fluttuazioni estreme, dalla depressione alla mania/ euforia eccessiva.
Infine, si è più flessibili quando si è in grado di modulare l’intensità e la durata delle emozioni in presenza di un evento scatenante, in modo da non esserne dominati (Greenberg L.S., Elliott R., Pos A.E., 2007). In caso contrario, le reazioni emotive, esagerate e/o persistenti, possono prendere il sopravvento compromettendo la capacità di mettere in atto strategie di coping adeguate al problema e socialmente accettabili (adattamento).
Il concetto di flessibilità non può prescindere dal processo di modulazione dell’intensità emotiva che, per essere efficace, dovrebbe collocarsi in uno spazio intermedio di equilibrio tra la condizione di ipo e ipercontrollo delle proprie reazioni, in riferimento ai contesti e agli eventi di vita; di contro, la disregolazione risulta associata a reazioni estreme, a volte opposte, che possono risultare inadeguate in rapporto alla forza dell’attivazione emotiva e alla situazione ambientale che l’ha prodotta (Roberton T., Daffern M., Bucks R.S., 2012).
Nel caso dell’ipocontrollo si ha una difficoltà ad inibire le proprie reazioni e, di conseguenza, si tende a mettere in atto comportamenti impulsivi e aggressivi; nel caso dell’ipercontrollo, invece, si è portati a trattenere eccessivamente le emozioni, a non esprimerle, esponendosi ad una condizione di maggiore vulnerabilità allo stress. In entrambe le situazioni, si possono avere difficoltà nelle relazioni sociali e, soprattutto, interpersonali (Butler A.C. et al., 2003; Srivastava S., Tamir M., McGonigal K.M., John O.P., Gross J.J., 2009).
Come già ipotizzato da Megargee negli anni ’60, le persone con eccessivo controllo possono agire condotte violente tipiche dell’ipocontrollato. La studiosa osserva che gli ipercontrollati accumulano, nel tempo, una tale rabbia da esplodere in modo più violento rispetto a coloro che sono ipocontrollati, ovvero che manifestano la loro rabbia di volta in volta (Megargee E., 1966).
La capacità di autoregolazione è particolarmente efficace quando la persona è in grado sia di attivare che di contenere l’emozione, tenendo conto della situazione (ciò che è adeguato in un contesto potrebbe risultare disadattivo in un altro) (Chambers R., Gullone E., Allen N.B., 2009; Greenberg L.S. et al., 2007; Roberton T., et al., 2012).